AMBULATORIO MEDICO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA
L’inaspettata perdita d’urina risveglia, di solito, una sensazione di imbarazzo e se diventa abituale troppo spesso è tenuta nascosta e vissuta in silenzio.
Una donna su quattro, tra i 30 e 60 anni, può manifestarla, ma solo la metà delle donne ritiene necessario contattare il proprio medico.
L’incontinenza urinaria è definita come qualsiasi perdita involontaria di urina
La forma più frequente nella donna è l’incontinenza urinaria da sforzo.
Ovvero la perdita involontaria d’urina in occasione di un esercizio fisico, un colpo di tosse, uno starnuto o una risata.
Le donne che ne soffrono chiedono una soluzione, ma solo tardivamente quando si rendono conto di avere una vera e propria malattia.
Oggi esistono soluzioni valide per eliminare l’uso del fastidioso pannolino.
Per la maggioranza delle donne, la risposta all’incontinenza urinaria da sforzo è una buona riabilitazione perineale.
Tramite gli esercizi perineali di Kegel e l’uso dei coni vaginali di Plevnik.
È efficace e non invasiva, ma ci vuole tempo e costanza per ottenere buoni risultati (50-60% di guarigione).
L’intervento non è più così invasivo come in passato.
Esistono operazioni di mini-sling, ormai consolidate nel tempo ad es. TOT, abbastanza semplici e veloci.
Queste prevedono l’inserimento di una piccola benderella di materiale sintetico sotto l’uretra, in modo da supportarla, nei momenti di bisogno (tosse, starnuto, ecc.).
L’intervento non lascia cicatrici evidenti, è praticato in anestesia locale o spinale, richiede in genere 20-30 minuti.
Esso permette il rientro a casa dopo 24-48 ore dall’intervento.
La convalescenza è alquanto limitata (2-3 settimane). La guarigione raggiunge l’85-90% e le complicanze sono scarse.
Spesso, l’incontinenza urinaria è associata al prolasso genitale.
In questi casi è necessario valutarne l’entità ed eventualmente la possibilità di una correzione chirurgica.
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